mercoledì 3 ottobre 2007

Una sinistra alternativa


"Si va affermando in questa turbolenta e caotica transizione è quella di un nuovo organicismo liberista che attacca in radice la politica - ogni politica che non sia proiezione di un capitalismo totalizzante, sempre più onnivoro e pervasivo, e che non preveda la logica dell'impresa e del mercato come paradigma sovraordinatore non solo dell'economia e delle relazioni sociali, ma del governo stesso della "cosa pubblica". Questa è la novità vera di questa fase: va prendendo corpo un'ipotesi a-democratica di dominio che dissolve i fondamenti stessi della dialettica politica della modernità, come la discriminante tra destra e sinistra, pone l'impresa come centro dell'"interesse generale", lavora sulla passivizzazione di massa - politica, sociale e culturale - come vera e privilegiata leva della stabilità. La crisi di civiltà diventa il più forte alleato di questo progetto. Il disordine, la violenza diffusa nella vita sociale e nella quotidianità, e quindi la paura e l'insicurezza di massa: ecco le "corpose realtà", che diventano contestualmente anche potenti armi ideologiche, sulle quali si fa leva per espellere dalla politica (e dalle istituzioni) il conflitto sociale e di classe, ridurlo a fatto marginale od obsoleto, depotenziarne il senso e l'efficacia concreta. Le crescenti spinte sicuritarie, nello Stato centrale come nell'amministrazione dei territori, costituiscono alla fine l'altra faccia di questo progressivo esaurimentosfinimento della democrazia: se l'eccezione tende a diventare regola, se lo "stato di emergenza" si fa condizione permanente, se gli spazi di libertà si riducono, il compito peculiare - forte - della res publica diventa anche e soprattutto, se non esclusivamente, l'azione repressiva, d'ordine.
Se questa è la posta in gioco, il compito prioritario, in Italia e in Europa, non può che essere la lotta contro l'omologazione: ovvero la necessità "assoluta" di tentare di tenere aperta la partita, di preservare lo spazio di una politica di trasformazione, di alimentare la vitalità di una proposta di alternativa. La dimensione, cioè, di quella che abbiamo chiamato sinistra alternativa, nella dialettica delle "due sinistre" intese come due grandi tendenze generali e anche come due diverse risposte alle sconfitte del '900 (abbandono delle ragioni storiche che hanno animato le lotte del movimento operaio oppure resistenza e nuova attualità di quelle ragioni)."

Fausto Bertinotti

1 commento:

zaccaria ha detto...

Che belle parole, che prosa elevata (le crescenti spinte securitarie!): ma il presidente della Camera dei deputati si trova mai fermo in macchina al sefamoro a trattare con i lavavetri ? no, la sua carica gli permette di viaggiare con l'autista e la scorta dei carabinieri. L'estate scorsa sono stato per un giorno a Stresa, sul Lago Maggiore: Fausto Bertinotti alloggiava al Grand Hotel, sicuro e protetto. La rivoluzione non è un pranzo di gala, diceva Lenin; la politica a volte può diventarlo.